Le origini

La storia del Quartier del Piave nell’età medievale è senz’altro segnata dalla presenza dei monasteri. Realtà strettamente connessa a quella signorile: spesso, infatti, le famiglie più in vista dell’epoca fondavano enti monastici o provvedevano al loro arricchimento terriero.

A volte erano mosse da scrupoli espiatori, più frequentemente dalla possibilità di ottenere prestigio, e ancora più spesso per fornire compattezza al proprio patrimonio fondiario sottraendolo all’asse ereditario a favore di un ente del quale si manteneva comunque qualche forma di controllo.

Uno degli esempi più eclatanti della Marca Trevigiana è senz’altro quello della famiglia Da Vidor, nella figura di Giovanni Gravone e del figlio Valfardo che, nel 1106, donarono ai monaci di Pomposa un vasto appezzamento, la chiesa di Santa Bona e i diritti di attracco sul Piave.

Le consistenti donazioni consentirono ai monaci benedettini di realizzare un complesso monastico che nel 1175 viene attestato come già eretto e funzionante nella sua completezza: vi era già la chiesa, il campanile, il chiostro, la sacrestia e la sala del capitolo. Successivamente vennero realizzati i locali delle cucine, ambienti per i novizi, dormitori, sale di rappresentanza, laboratori e magazzini per la gestione dei beni del grande patrimonio fondiario del monastero che si accrebbe costantemente per tutto il 1200.

Inoltre il monastero divenne centro di un’intensa opera di disboscamento e bonifica del territorio, attraverso insediamenti agricoli e l’opera della servitù contadina.

I Palù e l’abbazia

I Palù sono un’area verde costituita da campi chiusi; i recinti sono fossi e siepi. Costituiscono un’importante riserva di biodiversità di flora e fauna e si estendono tra Mosnigo, Moriago e Sernaglia.

Prima che i monaci benedettini dell’abbazia di Santa Bona si insediassero a Vidor, queste zone erano delle vere e proprie paludi (da qui il nome Palù). L’importante opera di bonifica benedettina trasformarono quei terreni dandogli l’aspetto che conservano, pressoché integro ancora oggi.

Abbiamo parlato dell’importanza della “missione di bonifica” benedettina nell’articolo che abbiamo dedicato ai Palù e al progetto Life Palù QdP che li riguarda.

Il guado sul Piave

Come già accennato, il servizio di traghettamento del guado del Piave a Vidor era concesso in locazione dal monastero benedettino di Santa Maria di Vidor che ne aveva piena giurisdizione e al quale spettavano gli eventuali dazi sul trasporto delle merci dei numerosi commercianti che si servivano del barcaiolo. Proprio presso l’abbazia si può ancora vedere il gancio dove veniva fatta passare la catena o, più anticamente, la fune, al quale il barcaiolo poteva assicurarsi in caso di pericolo.

Ne abbiamo parlato dettagliatamente qui!

Decadimento, distruzioni e rinascite

Verso la fine del 1200 si ebbero le prime avvisaglie del futuro decadimento del monastero.

Diverse visite ispettive dalla casa madre rilevarono la grave corruzione dell’abate Enrichetto (1266-1308). Le compromissioni con il potere politico e la cattiva gestione di quegli anni minarono l’autorità e la fama del monastero, che nel XIV secolo passava anche per luogo nel quale si conduceva vita dissoluta.

Successivamente il monastero venne sottoposto a commenda, per finire ai primi del XV secolo, ormai distaccato dall’abbazia di Pomposa, tra i numerosi enti religiosi appartenenti alla nobiltà ecclesiastica veneziana.

Nel 1773 si arrivò alla definitiva soppressione veneziana e i beni dell’abbazia furono messi all’asta.

Acquistati dal nobile Niccolò Erizzo e dalla sua famiglia che ne fece oggetto di una consistente ristrutturazione e ampliamento delle adiacenze. Il complesso passò poi agli eredi Miniscalchi ed Albertini, che posero mano ai lavori di restauro e ampliamento facendone una dimora privata.

Curiosità

  • Prima della disfatta di Caporetto qui era stato allestito un ospedale da campo che poteva contenere 100 letti, smobilitato dopo la rottura del fronte.

Semidistrutta durante la prima guerra mondiale, fu principalmente la contessa Alfonsa Miniscalchi a occuparsi del restauro e della ricostruzione dell’abbazia: lei stessa, preoccupata di rispettare fedelmente la struttura originaria, sollecitò l’intervento della Sovraintendenza delle Belle Arti di Venezia.

Il radicale restauro ha rimesso in luce le caratteristiche originarie del complesso che, per il suo valore, è stato inserito nel patrimonio storico e artistico della regione Veneto.

Successivamente l’intero complesso passò in proprietà alla famiglia Da Sacco, che ne detiene ancor oggi il possesso.

La dedicazione a Santa Bona, la principessa egiziana

La santa a cui è dedicata la chiesa dell’abbazia di Vidor in realtà non è mai stata canonizzata, non risulta cioè nell’elenco dei santi.

Cordimonda principessa egiziana figlia del principe Zabul, scelse di essere la sposa di Cristo prima ancora di essere battezzata.

Si sa pochissimo della sua storia e sepoltura se non che, nel 1101, fu proprio Giovanni Gravone da Vidor, illustre crociato longobardo, a portare le sue reliquie dalla Terrasanta a Vidor; si fermò a Treviso e, tanti furono i miracoli dispensati dal semplice sostare della “santa”, che un’intera zona della città le fu dedicata e risulta essere ancora oggi una delle sante più venerate.

Curiosità

  • Si narra anche di un “miracolo” relativo alle reliquie della santa che, dopo la distruzione della Grande Guerra, furono perdute. Fu un artigliere a ritrovarle casualmente e, credendo fossero ossa di famiglia dei proprietari dell’abbazia, le portò alla contessa Alfonsa Miniscalchi. La contessa, però, visto il morbido tessuto giallo in cui erano avvolte, riconobbe subito le reliquie della santa e le fece immediatamente riposizionare.

In realtà le fonti ufficiali parlano di una semplice traslazione delle spoglie che furono custodite a Verona fino al completamento dei lavori di restauro…

La chiesa

Sobria e semplice nel suo impianto romano, ha un’unica navata con due altari laterali dedicati a San Benedetto e a San Girolamo. L’altar maggiore risale al 1592 e custodiva al suo interno le venerate reliquie della santa egiziana Bona; l’elegante volta costolata del piccolo presbiterio si è fortunatamente salvata dalle pesanti distruzioni belliche.

La base del campanile, addossata alla chiesa, risale al XIII secolo, mentre la parte superiore è stata completamente ricostruita.

Curiosità

  • Le due croci sopra i capitelli all’ingresso della Chiesa fanno pensare che l’Abbazia sia stata un presidio dei Templari, tesi avvalorata dal fatto che Giovanni Gravone da Vidor, che qui porto le reliquie di Santa Bona, fu proprio un cavaliere crociato…
  • Due affreschi in particolare sono testimonianza dell’antica vita dell’abbazia.
  • Il primo nella chiesa, rappresenta San Cristoforo, patrono dei traghettatori…
  • Il secondo, su una parete del chiostro, testimonia la presenza degli abati di Pomposa in abbazia e della funzione del luogo come stazione di arrivo e partenza dei pellegrinaggi.

Il chiostro

Il chiostro è senz’altro l’elemento più suggestivo dell’intero complesso: a pianta quadrata, chiuso sui lati da muretti che sostengono una serie di colonne in pietra con capitelli che si distinguono per i differenti elementi decorativi. Particolari sono le quattro colonne angolari con i motivi intrecciati che ricordano quelle del monastero di Follina.  

Curiosità

  • Le colonne “annodate”, dette ofitiche, racchiudono il significato dell’incrocio tra umano e divino, simbolo della doppia natura umana e divina di Cristo.

La parete sud è decorata con un grande affresco quattrocentesco che rappresenta la Vergine in trono con Gesù benedicente fra San Giovanni Battista e San Gerolamo.

L’Abbazia è aperta a marzo durante i festeggiamenti di San Giuseppe, patrono di Vidor e a settembre in occasione dei festeggiamenti del settembre Vidorese. Del palio, del castello e di tutte le attività abitualmente organizzate dalla Pro Loco La Vidorese durante la Festa di Santa Bona ne abbiamo parlato ampiamente qui.

Dei festeggiamenti organizzati per il prossimo weekend vi proponiamo la locandina dell’evento che si terrà, viste le restrizioni anti-Covid, nell’unica giornata di domenica 19 settembre.

Alla Pro Loco vanno i nostri complimenti per essere riusciti ad organizzare la manifestazione a una settimana dallo smantellamento del Vax Point che, per tanti mesi, è stato ospitato proprio nel centro polifunzionale di Vidor e nell’adiacente palestra comunale.

E un enorme grazie a tutti i volontari che hanno collaborato con l’equipe medica al buon funzionamento del centro vaccinale.

I dettagli della Festa di Santa Bona 2021, come sempre, li trovate nel nostro sito, link diretto proprio qui!

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