Una delle perle più preziose del nostro territorio, un tesoro tra le colline del Prosecco
Il misticiscmo, il profondo senso di spiritualità che si respirano tra le sue mura millenarie sono riconosciuti da tutti coloro che la visitano: l’Abbazia di Follina è uno scrigno prezioso d’arte, cultura e leggenda.
Dal sito del Consorzio Pro Loco Quartier del Piave:
L’Abbazia di Follina è uno dei più rilevanti esempi di architettura tardo-romanica tendente al gotico, presente nella Marca Trevigiana.
A pianta a croce latina a tre navate e cinque maestose arcate, come tutte le chiese cistercensi, la basilica è orientata con la facciata a ponente e l’abside a levante.
Gli elementi che la caratterizzano maggiormente sono i grandi portali lignei raffiguranti i sette Santi fondatori, un bel rosone centrale e un affresco del ‘500 raffigurante La Beata Vergine con Bambino e Santi. L’interno, austero e armonioso in stile romanico-gotico, è suddiviso in navate da un colonnato gotico a più arcate a sesto acuto.
Una fascia affrescata percorre la navata centrale e l’arco di trionfo i cui elementi decorativi si alternano a stemmi abbaziali.
Sulla navata destra, pregevole affresco raffigurante la Madonna col Bambino tra Santi e committente opera di Francesco da Milano e un seicentesco crocifisso ligneo barocco, d’epoca camaldolese.
A metà della parete della navata sinistra, interessante affresco raffigurante San Tommaso d’Aquino con in mano il trattato sul “Santissimo Sacramento” della metà del XV sec.
Sull’altare maggiore, monumentale ancona gotica intagliata e laminata in oro, con al centro statuetta di antichissime origini raffigurante la Madonna del Sacro Calice, oggetto di venerazione fin dai primi del 1000.

La storia
Il monastero di Follina ha origini incerte. Sappiamo che una comunità di monaci cistercensi proveniente dalla casa madre di Chiaravalle Milanese nel pieno dell’azione di Bernardo di Clairvaux, si insediò a Follina. Grazie alle donazioni lasciate dalla famiglia dei Da Camino a partire dal 1170, i monaci praticarono attività di follatura della lana, della bonifica e della giurisdizione del territorio, con possedimenti tra il Piave ed il Livenza fino a raggiungere anche il Cadore.
Ai piedi del presbiterio troviamo una lastra sepolcrale a memoria di Sofia da Camino che testimonia le sue donazioni.
I secoli di maggiore splendore sono il XIII e il XIV, durante i quali si delinearono l’abitato monastico, il chiostro e la chiesa nell’aspetto attuale.
Nel 1448, questioni politiche spinsero la Repubblica Veneta a chiedere a papa Nicolò V la soppressione dei cistercensi e istituirono l’ufficio della commenda e nel 1771, la Serenissima decise di sopprimere, per mancanza di monaci, la comunità di Follina. Da questo momento ha inizio il decadimento degli edifici conventuali, dopo la loro acquisizione da parte di privati, si salvava soltanto la chiesa.
Nel 1902 venne eseguito un progetto di restauro e ricostruzione, parte dallo scultore Paolo Possamai.
Nel 1915 il mons. Caroli e i Servi di Maria, ripristinarono la tradizione conventuale.
Solo al termine della prima guerra mondiale, iniziarono i definitivi e radicali lavori di restauro che ridonarono le linee primitive della chiesa e del monastero.
Il 10 agosto 1921 papa Benedetto XV elevò il santuario e la Basilica.

Il meraviglioso chiostro e il chiostrino
Fu l’abate Tarino a realizzare il chiostro, che per certi aspetti, è unico anche nella stessa architettura cistercense; fu terminato nel 1268; il chiostrino, invece, nel 1535.
Sempre dal nostro sito:
Nel chiostro, i lati racchiudono un’area perfettamente quadrata. Nel suo contorno troviamo delle colonne in pietra arenaria locale di varia tipologia: semplici, binate, tortili, aggruppate, con motivi geometrici, specialmente fitomorfici. Sul lato nord tre colonne presentano delle raffigurazioni simboliche sui capitelli in quanto questo era il lato dove i monaci e i novizi si dedicavano alla lettura. […]
Il chiostro rappresenta il cuore dell’abbazia, in quanto intorno a questo si articolano gli altri ambienti funzionali ad ogni momento della vita del monaco: la sacrestia, la sala del capitolo, il parlatorio, la sala consigliare, la cucina, il refettorio e l’ala dei conversi.
Il chiostrino, chiamato poi casa dell’abate, si trova ad una quota leggermente inferiore rispetto al chiostro maggiore e presenta una classica loggetta con eleganti colonnine di pietra bianca. Sull’architrave della porta della grande sala che dà sul chiostrino troviamo le iniziali di Livio Podacattero, arcivescovo di Cipro.

Tre curiosità sull’Abbazia
La prima riguarda il nome: l’Abbazia cistercense di Santa Maria si chiamava anticamente Sana Vallis o Sanavalle, probabilmente a indicare un luogo particolarmente fertile o che i monaci avevano reso tale, grazie alle loro riconosciute missioni di bonifica.
La seconda curiosità è legata alla splendida statua della Madonna del Sacro Calice, conservata sull’altare maggiore.
Sempre dal nostro sito:
Di provenienza nubiana, risalente al VI secolo D.C., è inserita al centro del polittico di legno intagliato e dorato, collocato nel 1921, copia di quello eseguita da Ludovico da Forlì per la cappella della Madonna in San Zaccaria a Venezia.
Al tempo della lotta iconoclastica la statua venne nascosta e prodigiosamente ritrovata intorno al mille. Una leggenda vuole che sul colle di Roncavazzai, durante l’aratura del prato i buoi si inginocchiassero segnalando così la presenza della Venerata immagine. Più tardi era stata collocata in una chiesuola diroccata, bisognosa di restauri. Mentre i devoti del luogo si apprestavano a costruire una sistemazione migliore, la statua scompare improvvisamente. Fu ritrovata ai piedi del monte a settentrione dove si trova attualmente, venne trasportata nuovamente nel luogo antico ma sparì ancora per poi essere ritrovata di nuovo nello stesso luogo, e così per una terza volta. Pensarono così di erigere una chiesa in quel luogo. La collocazione della statua sull’altare maggiore avvenne nel giugno 1918, durante un’invasione nemica, per un voto emesso da tutto il popolo. L’incoronazione solenne della Vergine è avvenuta il 25 settembre del 1921, quando furono terminati i restauri. Il diadema con l’aureola del Bambino fu formato con l’oro raccolto tra i fedeli della diocesi, soprattutto di Follina; l’anello con brillanti e rubino al centro della corona fu donato da papa Benedetto XV per l’occasione.

La terza e ultima curiosità è una particolarità interessante e che, però si può osservare solo nel giorno del solstizio d’estate: l’asse del lato nord-est è allineato con il sole nascente!
Sembrerebbe che sia stato proprio progettato a tal fine e la conferma sarebbe il rosoncino in alto sul lato nord dell’abbazia: esso, infatti, “cattura” il primo raggio solare che spunta da dietro la montagna. Anche la raffigurazione di questo rosoncino sembra essere stata studiata a uso di questa particolare luce: il Cristo in croce, sorretto da Dio Padre e la Colomba dello Spirito Santo a sovrastare la scena.
Debora Donadel

[…] Qui trovate un approffondimento sull’Abbazia millenaria di Follina! […]
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