Mentre l’ultimo mensile del 2024 è già agli sgoccioli, proponiamo qui la penultima tranche della rubrica culturale che quest’anno abbiamo dedicato ai campanili.

È la volta di Vidor e Pieve di Soligo, comuni rispettivamente protagonisti dei mensili di settembre e ottobre.

Cliccando sulle cover qui sotto potete visionare e leggere gli articoli originali entrambi opera del nostro professor Enrico Dall’Anese.

Vidor

La campana di mastro Zanettin

Di Enrico Dall’Anese

La cura d’anime di Vidor risale probabilmente a prima del Mille, quando fu costruito il castello con la chiesa di Santa Maria detta appunto “del castello”.

Tempio della Beata Vergine Addolorata, Monumento ai Caduti, costruito sul sito del castello medioevale di Vidor comprendente l’antica chiesa di Santa Maria, foto di Rinaldo Checuz

Questa serviva non solo ai signori feudatari ma anche ai pochi abitanti del luogo. Fra il 1729 -1748 si costruì la nuova chiesa parrocchiale, quella odierna, che fu consacrata dal Vescovo Lorenzo Da Ponte.

Dove anticamente sorgeva la chiesa di Santa Maria del “Castello” fu innalzato il monumentale tempio a ricordo dei caduti, inaugurato l’11 ottobre 1925.

La prima pietra dell’attuale massiccio campanile fu posta il 19 maggio 1857, durante il parroccato di don Giuseppe Solagna da Lentiai (1842-1861).

Le campane, benedette dal vescovo mons.Sigismondo Brandolini, suonarono per la prima volta il primo di agosto del 1885, sotto l’arciprete Lucio Vasilicò da Santa Lucia di Piave (1861-1893).

Il manufatto si fece notare subito per una sua particolarità: la cupola non è a forma di cuspide come in molti altri campanili della zona, ma di semisfera.

I vidoresi, nella loro colorita fantasia, la assomigliarono subito ad un paiolo rovesciato, la tipica caldaia in cui si cuoceva la polenta. Da qui nacque la canzonatura degli abitanti dei paesi vicini nei confronti dei vidoresi ai quali fu attribuito l’epiteto, ancora oggi in uso, di “pestarei de Vidor”. Come si sa i pestarei sono la farinata, la tipica polenta semiliquida di un tempo mangiata nel latte.

Campanili Vidor Pieve di Soligo
Vidor, Chiesa parrocchiale, foto di Rinaldo Checuz

Nulla sappiamo invece del campanile dell’antica chiesa di Santa Maria del Castello ma ci è rimasto un documento molto interessante che parla di una sua campana.

Il documento ci riporta addirittura al 1300, ai tempi della Peste Nera, l’epidemia pandemica che devastò l’Europa medievale dal 1347 al 1352, uccidendo, secondo le stime, 25-30 milioni di persone.

Il morbo ebbe origine nell’Asia centrale e fu portato dai guerrieri e dai commercianti mongoli verso la Crimea e da qui all’Italia.

Il terribile morbo raggiunse anche le nostre contrade seminando morte e terrore. Verso la fine della peste, un benestante uomo di Vidor, tal mastro Zanettin (allora non esistevano i cognomi), fece voto che se fosse rimasto salvo dalla pestilenza, avrebbe fatto fondere una campana dedicandola a Dio Padre. Ottenuta miracolosamente la grazia, mantenne la promessa.

La campana, del peso di poco meno di un quintale, venne fusa a Padova, e recava una scritta con la data 1352 e le intenzioni del pio offerente.

La campana sopravvisse alla distruzione del castello, avvenuta nel 1510. I Vidoresi la estrassero dalle sue rovine nel 1732. Continuò ad essere “usata”, anche se ai primi del Novecento, come avrebbe riferito più tardi mons. Silvio Celotto, parroco nel 1922, aveva una fenditura.

È davvero un peccato che la campana, ricca di così tanta storia, sia in seguito scomparsa durante la Grande Guerra.

Pieve di Soligo

Dall’antica torre merlata all’attuale campanile

Di Enrico Dall’Anese

La millenaria torre, alta 40 metri, si ergeva ad ovest della vecchia parrocchiale ed aveva la merlatura a palle in muratura di sasso.

L’antica torre campanaria merlata di Pieve di Soligo

Pare fosse, in epoca medievale, secondo tradizioni tramandate ma non documentate, sentinella avanzata di un complesso difensivo sul guado del fiume Soligo.

Nel 1867, minacciando il campanile di andare in rovina, si provvide ad irrobustirlo puntellandolo con otto armature di legname cadorino e ponendo alla sua base un solido zoccolo di macigno.

Fu nel compiere tale lavoro che si scoprì che tutta l’opera poggiava sopra l’arco di una tomba romana.

In quegli anni fu rifatta anche la cella campanaria e la castellatura in legno per le campane fu sostituita da una in ferro. Le riparazioni valsero a poco, sicché l’architetto Rupolo, progettista della nuova chiesa, l’attuale duomo, consigliò di suonare poco le campane.

La demolizione della torre iniziò nel 1922. Il materiale ricavato trovò impiego nella edificazione della nuova chiesa.

Lo zoccolo di macigno fu acquistato da quelli di Colbertaldo che lo adoperarono nella costruzione del nuovo campanile.

L’orologio, ceduto dalla fabbriceria al Comune di Pieve, fu installato sul campanile di Barbisano.

Il nuovo campanile, l’attuale, fu innalzato vent’anni dopo su progetto dell’architetto Luigi Candiani che aveva proposto un campanile alto, snello, elegante, di forma quadrata.

Nel 1947 si eseguirono gli scavi di sondaggio: alla profondità di 7 metri fu trovato un ottimo banco di roccia adatto a far da base alla progettata costruzione.

La prima pietra fu benedetta il 17 ottobre 1948 dal vescovo Zaffonato. 

Nella primavera del 1949 l’impresa Giuseppe e Pietro Battistella di Pieve, che già aveva eseguito i lavori di fondazione, procedeva all’innalzamento dello zoccolo.

I parrocchiani, soprattutto contadini, prestavano servizio gratuitamente a turno con carri e buoi per sgomberare il materiale scavato e trasportare la ghiaia dal Piave.

Nel 1955 furono fissati i voluminosi blocchi e le colonne di pietra, proveniente dalle cave di Aurisina e San Gottardo di Vicenza, che formarono la cella campanaria.

La lavorazione venne effettuata dalle ditte Possamai di Solighetto e Fiocco di Vicenza. Gli ultimi lavori furono eseguiti dalla ditta De Luca di Vittorio Veneto.

La cuspide, di forma ottagonale, venne ricoperta in rame e la croce fu definitivamente fissata ad un’altezza di 75 metri.

Il nuovo campanile venne inaugurato solennemente dal vescovo Zaffonato il 23 ottobre 1955.

Campanili Vidor Pieve di Soligo

Subito, per opera della ditta Morellato di Falzé di Trevignano, furono innalzate anche le tre campane.

La maggiore è dedicata al Sacro Cuore di Gesù, la seconda a Santa Maria Assunta, la minore a Santa Maria Maddalena.

L’orologio, tipo pesante, a quattro quadranti del diametro di 2 metri e 30 ciascuno, fu donato dall’Amministrazione comunale e fornito dalla ditta Melloncelli di Sermide (Mantova).

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