Un luogo che è monumento ai caduti della Grande Guerra ma anche parco di quiete e serenità
L’Isola dei Morti è un piccolo lembo di terra lambito dal fiume Piave all’altezza del Montello e compreso nel comune di Moriago della Battaglia.
In origine, era un appezzamento di terreno diviso in sedici lotti spartito tra altrettante famiglie che ne ricavavano un po’ di legna e fieno. Dopo la guerra andò in proprietà al Magistrato delle acque e poi alla Forestale, fino ad oggi.
Il Piave, lungo la riva di fronte al Montello, formava allora, come oggi, delle isole piatte di ghiaia.
All’alba del 27 ottobre 1918, sull’isola più grande, nel territorio di Moriago, approdarono gli Arditi del XXII Reparto d’assalto. La strada che percorsero venendo dal Piave porta adesso il nome di “Via degli Arditi”.
In quelle tre, fatidiche, giornate, il 27, 28 e 29 ottobre, si combatté la battaglia più cruenta ma decisiva che portò gli Arditi fino a Vittorio Veneto. Moriago fu il primo paese italiano a essere liberato e fu il fulcro dell’azione che portò alla vittoria finale tanto da venir appellata la Porta della Vittoria.

Il prezzo pagato, dal paese e dai soldati, fu altissimo.
In questo fazzoletto di terra, all’indomani delle imprese eroiche, furono ritrovati migliaia di corpi senza vita di Arditi italiani, trascinati dalla corrente durante l’attraversamento del Piave oppure colpiti dai proiettili austroungarici mentre cercavano di raggiungere l’altra sponda.
Fu naturale, per il comune, la cittadinanza, le autorità militari, fare di questo luogo un vero e proprio parco in memoria di quei giorni. Quella che fino ad allora veniva chiamata Isola Verde, divenne l’Isola dei Morti.
Durante gli anni venti venne eretto un cippo piramidale commemorativo ai Caduti costruito con i sassi del fiume; sulla cima della piramide, del filo spinato disegna una croce intrecciandosi a un elmetto.
Sui lati quattro lapidi riportano alcuni versi del componimento ”La Sernaglia” di Gabriele D’Annunzio che durante la prima guerra mondiale combatté sul fronte.

Negli anni ’50 Don Pietro Ceccato, parroco di Moriago, ebbe l’idea di costruire un Santuario dedicato alla Madonna vicino al cippo commemorativo. Il Vescovo di allora, Monsignor Giuseppe Carraro approvò i lavori e il 16 luglio 1961 venne posta la prima pietra.
Il 29 giugno del 1965 fu Monsignor Albino Luciani, futuro papa Giovanni Paolo I, a consacrare l’edificio.
Il Santuario, dedicato alla Madonna del Piave, fu in seguito abbellito da molta oggettistica sacra e arredi. Nel 1969 furono intagliati i portali di legno dallo scultore Mussner su disegno del moriaghese Enrico Tonello, posto il bassorilievo dello scultore Giardina su disegno di Bepi Modolo da Santa Lucia di Piave, donati due lampadari artistici in ferro battuto, uno rappresentate le tre caravelle, l’altro un elmetto sforacchiato.
Fu allestito anche un leggio in ferro ricavato da residui di filo spinato, un crocifisso ricavato da una bomba a mano e molte altre tra cui l’artistica acquasantiera, unica nel suo genere, che raffigura un soldato con l’elmetto in mano che è, appunto, l’acquasantiera.
In una vetrina sono raccolti anche alcuni cimeli storici.
Nel 1968, l’associazione “Ragazzi del ‘99 donò una campana del quattrocento.

Nel 1968, l’associazione “Ragazzi del ‘99 donò una campana del quattrocento.
Nel frattempo, nel 1962, in onore del grande sacrificio patito dal paese, un decreto presidenziale riconobbe a Moriago l’appellativo “della Battaglia”.
Negli anni sessanta fu inaugurata anche una stele dedicata a E. A. Mario, autore dei versi della canzone “La leggenda del Piave”, canzone che fu sottofondo di quei giorni cruenti e coraggiosi tanto che il generale Armando Diaz inviò un telegramma all’autore nel quale sosteneva che aveva giovato alla riscossa nazionale più di quanto avesse potuto fare lui stesso: “La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!”
Il 16 giugno 1991, in occasione del XX° di fondazione della Sezione Artiglieri di Moriago, fu inaugurato il monumento “Vita per la Pace” opera dello Scultore Marbal (Mario Balliana) di Fontigo.
Il 3 novembre del 2004, il presidente della Repubblica Ciampi, presenziò, con un discorso accorato e vibrante, alla cerimonia di conferimento della medaglia d’oro al merito civile al comune di Moriago della Battaglia che si svolse proprio e giustamente all’Isola dei Morti.
Ecco la motivazione del conferimento:
Piccolo paese del Quartier del Piave, durante la prima guerra mondiale, fu scenario della fondamentale “Battaglia del Solstizio” che diede il via alla riscossa e alla vittoria finale delle truppe italiane. La popolazione civile, fu costretta allo sfollamento e all’evacuazione con le poche masserie e viveri di cui disponeva e dovette contare numerosi morti e feriti per cause belliche e altrettanti per fame. I sopravvissuti seppero reagire, con dignità e coraggio, agli orrori della guerra e affrontare, col ritorno alla pace, la difficile opera di ricostruzione. Ammirabile esempio di spirito di sacrificio ed amor patrio. 1915-1918/Moriago della Battaglia (TV).

Come non citare, infine la valorizzazione compiuta da Andrea Zanzotto e Marco Paolini che tanto hanno elogiato la cura del greto e ricordato i numerosi caduti.
L’Isola dei Morti, pur essendo un luogo sacro del ricordo, è anche un parco naturale di incredibile e selvaggia bellezza. I pini neri e silvestri, simboli celebrativi degli accadimenti di quei giorni, si accompagnano a viali, sentieri, stagni, a un orto botanico ricco della flora tipica del territorio, dalle orchidee spontanee che godono del clima umido del greto del fiume alle stipe pennate (qui chiamate mamai).
Alcune aree di sosta per il picnic ne fanno una destinazione ideale per passare una giornata di quiete e serenità all’aria aperta.
Dove la guerra echeggia ancora, insomma, è possibile respirare pienamente la pace.
Tutte le foto sono tratte dalla pagina Facebook Isola dei morti – 100 anni di storia
Debora Donadel

Senza dubbio un bel parco dove si può camminare a lungo e si possono portare i bambini. Unico appunto da fare è sul nome della località. Penso sarebbe più attrattivo l’Isola Verde dei Caduti che richiamerebbe il nome originario del posto e insieme il ricordo dei soldati caduti in guerra.
Grazie per il suo commento. È vero, il nome è un po’ triste e non rende giustizia alle peculiarità ambientali del sito. Del resto venne deciso già negli anni ’20 quando il ricordo dei caduti era ancora vivido e le ferite ancora aperte…
A mio personale avviso il nome calza a pennello per quel luogo,oggi tendiamo a nascondere a mimetizzare cio’ che fu’ ma la storia non si cambia la storia si studia per trarne vantaggio e conoscenza. Quel luogo e’ secondo me da intendersi come luogo di rispetto e di cultura storica oltre ad essere un luogo naturalisticamente interessante la definirei una perla dolorante del nostro Veneto…..
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