Cartizze e Rive: le “cru” del Prosecco Superiore I confini del vino e la vendemmia eroica
La Disciplinare del Prosecco Docg ha previsto due cru, cioè due zone ben definite che definiscono a loro volta il Prosecco Superiore: il Cartizze e Rive.
Sicuramente, il prodotto più famoso tra i nostri vini, ricercato e centelinato nelle cantine di tutto il mondo è il Cartizze.
Cartizze che è il nome dell’area collinare dove viene prodotto; confini rigorosi, stabiliti nel 1969, 107 ettari, un chilometro quadrato di piccoli vigneti e quasi 150 proprietari; un microclima che, grazie all’esposizione solare diretta, favorisce la maturazione dell’uva e l’apporto zuccherino e, la brezza proveniente dalle montagne, combatte la formazione dell’umidità; infine, un terreno ricco di minerali che costituisce un particolare nutrimento per le viti.
Per tutelare qualità e territorio si è stabilito di ridurre la produzione d’uva a 120 quintali invece dei 135 consentiti nella maggior parte delle zone del Conegliano Valdobbiadene Docg.
L’area è quella delle colline più amene di Valdobbiadene (San Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Saccol) e la difficoltà nel curarle le accomuna a quelle dell’altra cru del Prosecco Docg: Rive.
Rive, nel dialetto locale sono i fianchi scoscesi delle colline, ed è anche il nome dato a una cru anch’essa ben defintita che rispecchia la vera essenza del patrimonio Unesco: un territorio difficile che l’uomo ha saputo coltivare rendendolo unico e spettacolare. Parliamo di una viticoltura “a mano” o con pochissimi mezzi meccanici. Le colline sono quelle storicamente adibite alla coltura della Glera (possiamo definire la collina del Cartizze l’antisignana delle Rive!), 43 appezzamenti di un’unica località, tutti all’interno della Core Zone Unesco. Anche in questo caso la produzione è rigorosamente limitata a 130 quintali per ettaro.
Entrambe queste cru sono state, in questi giorni di settembre, teatro di fervente attività, con la vendemmia che viene spesso definita “eroica” per il terreno impervio sul quale si svolge.
Il clima quasi estivo, i colori autunnali e i panorami mozzafiato hanno in parte mitigato la fatica. Nella speranza che sia un buon raccolto e, in quest’anno così difficile, un’occasione di ripartenza per tutti.