Per il centenario della Vittoria, c’è stato un notevole sforzo nella ricerca di testimonianze. Fra queste, la lettera di Luigi Moschetta, un prigioniero come tanti…
LA GRANDE GUERRA: LUIGI MOSCHETTA, UN PRIGIONIERO COME TANTI
Per il centenario della Vittoria, lo sforzo di scovare negli archivi o nei mercatini nuove testimonianze è stato notevole da parte di storici e ricercatori appassionati.
Fra questi Tonino Fuser, che abbiamo di recente avuto modo di conoscere grazie alle sue mostre fotografiche a Moriago e a Col San Martino, che hanno riscosso notevole successo di pubblico e offerto una documentazione inedita dei nostri paesi veramente interessante.
Spulciando nel suo archivio ci capita in mano una lettera. In questi casi anche un banale documento come una lettera può divenire oggetto di curiosità, anche se dietro alla curiosità può nascondersi un dramma.
La lettera è di un prigioniero, Luigi Moschetta, un prigioniero come tanti.
Abbiamo voluto ricostruire la sua vicenda per farlo uscire dall’anonimato.

Il suo nome è Luigi Marco, figlio di Angelo di Marco e di Caterina Dall’Arche, nato a Soligo il 3 dicembre 1896. Milita nel 128° Fanteria, 5^ Compagnia.
Ha 21 anni quando viene fatto prigioniero dagli austro-ungarici. È rinchiuso nel Kriegsgefangenenlager Bayreuth (Bayern) in Germania.
La sua matricola è 20378, la sua baracca porta il numero 45.
La sua condizione è quella di tanti prigionieri: fame, miseria, lavoro da bestie.
Scrive al padre perché gli mandi da mangiare.
Ma come può giungere una lettera in un paese invaso come Soligo, in quel giugno 1918, in piena battaglia del Solstizio?

Si decide allora a scrivere al Conte Carlo Brandolini. Almeno lui lo conosceranno…
Scrive con l’aiuto di qualcuno: “Pregiatissimo Sig. Conte. Dal 25 ottobre 1917 trovomi prigioniero di guerra. Scrissi al mio babbo, ma finora non ebbi alcuna risposta. Sarei a pregare Lei Illustrissimo Signor Conte di avvertire la mia famiglia che mi trovo in Germania e che mi occorrono pacchi di pane, viveri e vestiario invernale. Devotissimo Moschetta Luigi”.
Luigi è stato fortunato. Ha fatto ritorno a Soligo.
Nel 1921 ha sposato a Solighetto Graziosa Longo (Polsari) di Celeste. Ha avuto dei figli, a cominciare da Francesco nel 1923.
Fra tante atrocità della guerra, una storia finita bene.
Questo articolo, a cura di Enrico Dall’Anese, è tratto dal mensile di Eventi Venetando di dicembre 2018.
