Tra storia, poesie, leggende e vecchie tenzoni

Una mezzaluna.

La collina su cui sorge Gai, piccola frazione di Cison di Valmarino ha la forma di una mezzaluna messa di traverso nel mezzo della Val Lapisina e non è altro che una dorsale, uno scivolamento di un antico ghiacciaio, conosciuta morfologicamente come la “morena di Gai” formatasi 130 mila anni fa.

Gai 2

Così scriveva Andrea Zanzotto di Gai:

[…] sta, a picco, su ciò che di per sé sprofonda

nella propria sovrana potenza

(potenza intesa come spessore del ghiaccio

in una valle ampia, fatta a U

ghiaccio mai sciolto, nonostante il parere dei più) […]

La contrada – Mondadori

Gai 3

Pur essendo un piccolo borgo Gai si articola nelle borgate “di Sotto”, “di Mezzo” e “di Sopra”.

Sembra che siano stati i longobardi, a creare qui il primo piccolo insediamento che, di sicuro, vista la particolare postazione di vedetta, fu considerato ideale; e, a portare su questo colle l’effige di San Michele, l’arcangelo guerriero, che veneravano perché ricordava loro, il germanico Dio Odino.

L’origine longobarda, infatti, deriva dall’intitolazione della chiesetta che domina la collina; in realtà la prima citazione del sito risale “solo” al 1266 come prebenda del monastero benedettino di Santa Maria Maggiore di Treviso.

L’attuale costruzione venne realizzata nella prima metà del 1700.

All’interno,  si può ammirare la pala scentesca che raffigura il patrono che fino a pocotempo fa era nascosta da un’altra pala di Francesco da Milano (Madonna con bambino, San Michele e San Giorgio), che dopo essere stata trasferita per il restauro è stata collocata nella canonica di Tovena.

Il piccolo ma grazioso campanile è stato per anni oggetto di scherno e tenzoni con Tovena, vecchi campanilismi, che non risparmiano neanche questi borghi così tranquilli. Si narra che una notte, “quei da Tovena” scaricarono davanti al portale del campanile un carro di letame “parché al posse cresser” (perché possa crescere). Di sicuro ci resta il motto “i sona a Gai e i bala a Tovena” (suonano a Gai e ballano a Tovena) per indicare che il suono di San Michele si sente meglio a Tovena che a Gai.

Gai 1

Non tutti sanno che Gai non deve il suo nome ai galli (traduzione dal nostro dialetto) come verebbe facile pensare. E, nonostante non si dubiti che abitare in una località così suggestiva sia fonte di “gaiezza”, neanche quella è l’origine del toponimo; che in realtà deriva dalla pronuncia deformata del longobardo “gahagi” che significa “recinto”, “terreno riservato” o da “gaium”,  “bosco”, “riserva” che indicava la riserva boschiva presente nel luogo.

Debora Donadel

Gai 5
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2 Commenti

  1. In realtà, mentre è vero che i sona a Gai e i bala a Tovena, l’episodio di concimazione del campanile interessò invece quello di Mura a cui gli abitanti di Gai inviarono il materiale.

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