Chi di voi non conosce Praderadego e la sua storia?
Il valico di Praderadego (Follina, 910 metri) mette in comunicazione la Vallata con la Valbelluna.
Molti storici convengono nell’attribuire a questo sentiero il tracciato originale della Via Claudia Augusta Altinate.
La Claudia Augusta Altinate, antica via romana di tipo militare, fu iniziata dal generale Druso e completata per ordine del figlio, l’imperatore Claudio nel secolo I d.C. affinché collegasse Altino, florido porto romano, con Ausburg, la romana Augusta, nel cuore dell’Europa.
Purtroppo il numero dei reperti trovati sono pochi rispetto all’importanza che deve aver rivestito una via di comunicazione del genere.
Le fonti archeologiche più significative per qualità e quantità sono i miliari. Tra di essi spiccano per importanza i cippi di Rablà e Cesiomaggiore, scoperti rispettivamente nel 1552 e nel 1786: essi testimoniano con certezza l’esistenza della strada, in quanto ne riportano il nome.
Iscrizione sulla pietra miliare di Rablà:
“Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, insignito della tribunicia potestas per la sesta volta, console designato per la quarta, imperatore per l’undicesima, padre della patria, la via Claudia Augusta, che il padre Druso, aperte le Alpi con la guerra, aveva tracciato, munì dal fiume Po al fiume Danubio per miglia CCCL”.
Iscrizione sulla pietra miliare di Cesiomaggiore:
“Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, figlio di Druso, pontefice massimo, insignito della tribunicia potestas per la sesta volta, console per la quarta, imperatore per l’undicesima, padre della patria, censore, la via Claudia Augusta, che il padre Druso, aperte le Alpi con la guerra, aveva tracciato, munì da Altino fino al fiume Danubio per miglia CCCL”.
Da queste iscrizioni si desume l’esistenza di due tracciati, l’uno con partenza da Ostiglia (Hostilia), ramo Padano, e l’altro da Altino (Altinum), ramo Altinate, convergenti a Tridentum, l’antica Trento.

Ma è proprio il percorso di quest’ultima quello più discusso e anche quello che riguarda da vicino il nostro territorio.
Un’ipotesi (formulata dal conte Aurelio Guarnieri Ottoni) la strada da Altino toccava Oderzo, Serravalle e Belluno, per poi piegare verso l’attuale Cesiomaggiore e infine Feltre.
Un tracciato appoggiato da molti studiosi (Theodor Mommsen nel 1863, Konrad Miller nel 1916 e Guido Rosada nel 1999), è quello che passa per Treviso dopo aver risalito la riva destra del Sile (sinistra per Walther Chiarelli nel 1926). L’arteria entrava in città tramite quella che ancor oggi è detta Porta Altinia e usciva per l’attuale Porta Santi Quaranta, coincidendo poi con la strada regionale Feltrina; incrociava la via Postumia presso Postioma, passava per Montebelluna e Cavaso del Tomba e raggiungeva infine Feltre.
Secondo un’altra ipotesi da Altino la strada raggiungeva il Sile e lo attraversava presso l’attuale Quarto d’Altino (dove sono ancora individuabili i resti di un ponte). Procedeva poi quasi rettilinea sino al Piave (coincidendo con la via che nel Medioevo era detta Lagozzo o Agozzo) e lo attraversava tra le attuali Ponte della Priula e Nervesa della Battaglia, servendosi probabilmente di un guado.
Per il percorso oltre Falzè di Piave, vi sono diversi possibili itinerari:
- La via continuava sino a Vidor e oltrepassava nuovamente il Piave, mantenendosi sull’argine destro sino a Quero; da Feltre toccava poi Belluno, attraversava il Cadore, la Val Pusteria e raggiungeva il Brennero (Vittorio Galiazzo).
- La strada non attraversava il Piave e proseguiva per Moriago e Valdobbiadene e poi a Cesiomaggiore (Luciano Bosio).
- La strada doveva raggiungere Follina e da qui valicava le prealpi bellunesi tramite il passo di Praderadego; nell’altro versante, era sorvegliata da una fortificazione embrione del Castello di Zumelle (Alberto Alpago Novello).
- La via valicava le Prealpi tramite il passo San Boldo. (Plinio Fraccaro).

Tra gli archeologi c’è anche chi sostiene che la via non sia mai esistita, dati l’inconsistente numero di reperti e la mancanza di testimonianze scritte. Il ritrovamento dei vari cippi non assicura la presenza della via, poiché non era insolito che i miliari venissero incisi prima della sua costruzione o completamento. Il ramo più discusso è quello Altinate (il cui tracciato tuttavia è chiaramente ancora riconoscibile tra Altino e Olmi di San Biagio di Callalta); minori sono i dubbi per il Padano, mentre è più sicura l’esistenza del tratto da Trento a Burghöfe-Mertingen.
In realtà l’ipotesi più probabile, visti i ritrovamenti nelle altre possibili varianti di questa strada, è che i tracciati fossero diversi, a seconda degli usi: commerciali, sociali o militari; e che questa sia la più antica, cioè quella militare. Alcuni ritengono addirittura che, sulla cima di questo valico, sorgesse una fortificazione, simile a quella che diede poi origine al Castello di Zumelle che si erige sul versante bellunese della stessa via.
Nei dintorni del passaggio, infatti, è stato localizzato un sito di rilevante importanza di epoca tardo romana – alto medioevale, diversi oggetti quali monete e utensili della vita quotidiana e tratti di selciato dalle caratteristiche tecniche e costruttive tipiche delle strade romane.

Del resto la Valmareno, con il passo del Praderadego e quello di San Boldo è stato sempre territorio di passaggio, abitato a partire dal paleolitico medio (sono stati ritrovati manufatti risalenti a 12000 anni fa).
Anche lungo il Soligo è stato scoperto un sito preistorico riferibile ad un gruppo di cacciatori-raccoglitori mesolitici del V millennio A.C.
Ecco l’ipotesi del tracciato che interessa il nostro territorio: risaliva il Piave a sinistra passando per Susegana, abbandonava il corso del fiume, svoltava a destra e passava sotto la collina di San Gallo costeggiando la valle del Soligo fino a Follina; da qui proseguiva sulla destra del torrente Corin, passava a ovest di Valmareno, saliva Cal Maor e percorreva alla base la parete di Croda Rossa e la valle del Praderadego giungendo all’omonimo passo; poi proseguiva poi per il castello di Zumelle, ove riattraversava il Piave, incrociava un’altra via militare, la Feltre-Belluno, per continuare poi verso Cesio.
Per molti, un ulteriore indizio ad avvalorare l’ipotesi del transito della Claudia Augusta Altinate per Praderadego, si nasconde proprio nell’etimologia del nome: Pra – de – radego è traducibile dal veneto come “prato del diverbio”, vale a dire una zona contesa oppure un luogo atto a dirimere controversie. Insomma un luogo di passaggio, di grande traffico e importanza.

La cosa certa è che avventurarsi su questo sentiero, soffermarsi nei prati di Praderadego, non è solo godere di una rara bellezza naturalistica, ma anche lasciarsi suggestionare dalla storia e dagli echi delle genti che nel corso dei secoli hanno percorso questa stessa via.