I mamai sono forse le piante più care agli abitanti di Moriago.

La Stipa pennata, questo il vero nome della pianta, cresce rigogliosa, soprattutto nelle Grave del Piave, ma si trova facilmente anche nei Palù.

I Mamai si chiamano così perché il loro pennacchio bagnato nel latte di calce ed esposto al sole diventa vellutato come la pelliccia di un mamao (gatto o in generale pelliccia nel dialetto locale). I moriaghesi li usano da sempre per decorare le loro case e per farli conoscere hanno ideato una festa interamente dedicata a questa pianta “magica”.

Perché magica, direte? Ebbene l’altro nome con cui è conosciuta e “Lino delle fate”. Leggenda vuole che le fate, alla ricerca di tessuti speciali per i loro splendidi abiti, scendano a valle dalle loro foreste incantate per cogliere le lunghe reste piumose di questa particolare pianta, per poi tessere le loro vesti argentate e luccicanti.

Del resto i fiumi e le loro rive sono spesso rievocati nei racconti di fate, folletti, draghi e spiritelli, che trovano in grotte e doline il loro habitat “naturale”… Nel vicino Montello, per esempio, proliferano le leggende di creature magiche di questo tipo. Leggende che nascono sicuramente dalla fauna della zona ricca (ahimè, più nel passato) di aquile e gufi reali, pipistrelli, rapaci vari, moscardini, scoiattoli, ghiri, volpi, donnole, faine, oltre a tassi, daini, caprioli, cervi e cinghiali e di un particolare rettile: il Còlubro di Esculapio, un serpente dall’aria mite e non velenoso che può raggiungere i due metri di lunghezza!

Se volete provare a cercare questi spiritelli, fate pure. Non garantiamo la loro apparizione. Di certo però potrete godere di ben altre meraviglie…

Le zone delle Grave, infatti, e in particolar modo il sito dell’Isola dei Morti è un grande parco fluviale all’interno del quale potrete incontrare: pini neri, larici giapponesi, falsi cipressi, carpini neri e bianchi, ontani, olmi siberiani, bagolari, alberi da frutto selvatici, pioppi, salici caprino…e soprattutto una varietà spettacolare di orchidee spontanee!

Piccoli stagni e sentieri ombrosi sono un invito alla quiete e alla contemplazione. Suggestioni che si fondono con la potenza dei tristi e dolorosi ricordi rievocati dal cippo commemorativo dei caduti della Grande Guerra eretto al suo centro.

Anche i Palù, come abbiamo avuto modo di raccontare più volte, offrono una vegetazione spontanea che crea un paesaggio unico e raro. L’ontano nero nasconde un sottobosco erbaceo costituito da lussureggianti specie palustri ed equiseti. Il suolo è composto da strati limo – argillosi e ricco di torba che costituiscono una potente coltre impermeabile. Vi sono anche qui olmi campestri e aceri, ma l’albero più diffuso è senz’altro il nocciolo.

Per tornare ai mamai, se volete cercarli, sappiate che si tratta di una graminacea con foglie setoli formi finemente scanalate; il fusto tocca i 60 cm. e la fioritura avviene da maggio a luglio mettendo in luce dei pennacchi piumosi e argentei, lunghi anche 30 cm. e attorcigliati alla base.

Se invece volete affidarvi alla magia, per trovarli dovete seguire le tracce delle fate: dicono che lascino alle loro spalle un luccichio di polvere magica e un intenso profumo di fiori…

VIADebora Donadel
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