Terza tranche di “Luoghi dimenticati” con Refrontolo, Cison di Valamarino e Vidor.

Trovate la prima parte della rubrica del nostro magazine 2023 qui e la seconda qui.

CI SONO NEI NOSTRI PAESI LUOGHI ED EDIFICI AMPIAMENTE NOTI PER LA LORO FUNZIONE SOCIALE, RELIGIOSA O LEGATA ALL’UTILIZZAZIONE DEL TEMPO LIBERO. MA CI SONO ANCHE DEI LUOGHI “DIMENTICATI”, CHE AVEVANO IN PASSATO UN’IMPORTANTE FUNZIONE PER LA COMUNITÀ. OGGI APPAIONO TRASCURATI O ADDIRITTURA IGNORATI E ANDREBBERO INVECE “RISCOPERTI”. QUESTA RUBRICA VUOLE CONTRIBUIRE AD INDIVIDUARLI E VALORIZZARLI.

Luglio – Refrontolo

La Villa Battaglia-Spada

A cura di Enrico Dall’Anese

La villa Battaglia-Spada non è certo un luogo “dimenticato”, ma vogliamo qui parlarne perché in futuro, con adeguati interventi già ipotizzati, saprà esprimere ancor di più le sue potenzialità come centro culturale e luogo di aggregazione.

Il complesso della villa è formato da una corte-giardino attorno a cui sono disposti ad “L” quattro corpi di fabbrica.

È situato poco a nord della chiesa parrocchiale.

La costruzione fu iniziata nella seconda metà del Seicento ad opera della famiglia Marzer, che prese in seguito il cognome di Battaglia, e fu completata nel tardo Ottocento, epoca in cui passò agli Spada.

Nel primo Novecento era chiamata villa Antonietta e si configurava come una vera e propria residenza signorile.

C’erano il parco-giardino, la sala delle biciclette, la sala scherma, l’oratorio privato, carrozze e landau.

Le scuderie erano situate ad occidente, presso l’attuale fabbricato Meneghetti.

Le sale interne erano arredate con lampade, bigliardo, pianoforte ed il suggestivo melodium a cartoni forati.

Durante la grande guerra fu sede di un comando austro-ungarico.

La parte seicentesca è costituita dal corpo di fabbrica collocato sul lato nord-orientale della corte. Si sviluppa su due piani conclusi da un basso sottotetto.

Una meridiana porta l’iscrizione latina: 1668. Sine labore laboro cioè “Lavoro (segno le ore) senza fatica”.

Al corpo secentesco è collegato un fabbricato che chiude il lato orientale della corte e fu costruito in due tempi. Al centro si apre un ampio foro arcuato che consentiva al personale e ai carri agricoli di accedere al parco situato a nord-est.

Nel tardo Ottocento furono aggiunti altri corpi di fabbrica che ampliarono il complesso sul lato orientale. Qui il terreno scendeva in leggero pendio fino al campo da tennis dei signori Spada, trasformato verso la metà del secolo scorso in prato e, nei decenni successivi, in campo di calcio.

Il lato a nord costituiva la residenza signorile vera e propria. Sul lato verso la strada sporge il volume di una piccola loggia a fori centinati.

La villa conteneva anche un piccolo oratorio, che, a quanto pare, doveva essere stato abbellito da qualche opera pregevole. Abbiamo in proposito una testimonianza del Federici, secondo il quale si vedevano “delle belle opere di Egidio Dall’Oglio”.

Situata tra la villa e la chiesa è la barchessa Spada, composta di due piani, che delimita a sud il piccolo parco di alberi vetusti. Fu restaurata nel tardo Ottocento rispettando essenzialmente la struttura dell’edificio.

Il pian terreno ospita la mostra annuale dei vini; quello superiore è sede di un centro di cultura religiosa. Vi sono esposti anche interessanti documenti riguardanti il Regno lombardo-veneto e la grande guerra.

Agosto – Cison di Valmarino

La Chiesetta/Oratorio di San Nicolò a Tovena

A cura di Flavio De Bin – Pro Loco Tovena

Questa piccola costruzione che si trova all’inizio dell’abitato di Tovena, immersa nel verde, tra prati e vigneti, forse sconsacrata, comunque non più utilizzata da tempo, faceva parte di quei numerosi di luoghi di culto che si trovano fra Tovena, e i borghi di Soller, Gai e Mura. Presenti già alla fine del 1700, erano molto frequentati per la preghiera e la catechesi in un momento di forte impegno religioso. 

A tutt’oggi è censita nell’elenco dei Beni ecclesiastici di culto della Diocesi di Vittorio Veneto. La chiesetta è a unica navata, ora spoglia di tutto e solo la croce posta sul tetto sopra la porta di ingresso indica un fabbricato religioso.

Il santo cui è dedicata, San Nicolò o Niccolò appunto, è noto anche come san Nicola di Myra, san Nicola dei Lorenesi, san Nicola Magno, san Niccolò e san Nicolò (Patara di Licia, 270 circa – Myra, 6 dicembre 343).

La storiografia ci dice che fu vescovo di Myra in Licia, oggi Demre, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da diverse altre confessioni cristiane.  Il Santo è protagonista di molte leggende riguardanti miracoli a favore di poveri e defraudati.

Parte delle spoglie del santo sono anche a Venezia Lido, dove il Santo era venerato come protettore della flotta della Serenissima, quindi dei marinai e di tutti coloro che andavano per mare o per fiumi.

Ma perché a Tovena un santo del genere?

Tovena era, un tempo, luogo obbligato di transito degli “Zattieri o Zateri”, gente che trasportava dai monti il legname su zattere, quindi avevano a che fare con l’acqua e la meta del loro navigare era quella di raggiungere Venezia, dove si onorava il San Nicolò.

Così, da Venezia, proprio questi avrebbero portato la devozione a questo santo protettore e lungo la strada del ritorno troviamo i segni di quella devozione. 

In particolare, gli zattieri di Belluno se ne tornavano a casa a piedi attraverso le Prealpi trevigiane e per il passo di San Boldo, mentre quelli di Codissago preferivano il passaggio per Praderadego. Quella del San Boldo era la strada più breve.

Ma c’è di più intorno alla devozione per San Nicola.

“Nel 1492, anno della scoperta dell’America, precisamente la domenica 3 giugno, avvenne, nella chiesa di Borgo Piave (Belluno) dedicata a San Nicolò, la stesura dello Statuto della Scuola (ossia Confraternita o Corporazione) dei zatari di San Nicolò che fissava le regole del navegàr per la Piave” (da “Il Veses”, Gianni De Vecchi).

Insomma, i monti si legano al mare attraverso la devozione al Santo Nicolò o Nicola.

Settembre – Vidor

Il colle del Castello

A cura di Enrico Dall’Anese

Luoghi dimenticati Vidor

Il prossimo 10 settembre si svolgerà il tradizionale Palio di Vidor, giunto quest’anno alla XXV edizione.

E’ quindi d’obbligo soffermarci in questo numero su un sito così importante per Vidor, il colle sulla cui sommità si ergeva il castello medievale, che per la 25° volta le squadre delle contrade di Vidor, Colbertaldo, Alnè di Sopra, Alnè di Sotto, Bosco, Colbertaldo e Moriago, tenteranno di “assaltare” durante i festeggiamenti del Settembre Vidorese.

Oggi un solo tronco di colonna, nel piazzale del monumento-ossario ai caduti, ricorda il glorioso passato dell’antico maniero innalzato in posizione strategica molto probabilmente poco dopo il Mille dai signori Da Vidor. Tratti di fondamenta delle mura vennero alla luce durante gli scavi per l’erezione della chiesa-monumento intorno al 1923.

Nel 1246 il castello fu acquistato da Ezzelino da Romano, ma nel 1260 passò sotto il controllo del Comune di Treviso che, coi suoi statuti, fissava anche gli obblighi del capitano di Vidor.

Quando Treviso subì la dominazione austriaca, il capitano tedesco, che intorno al 1327 presiedeva il castello di Vidor, non esitò a compiere notevoli abusi e vessazioni ai danni della popolazione locale.

In seguito, dopo un breve tempo di dominazione scaligera, nel 1339 la Serenissima incorporò il capitanato di Vidor nella podesteria di Treviso.

VIADebora Donadel - Enrico Dall'Anese - Flavio De Bin
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