Mentre ci arrovellavamo per decidere il nuovo contenuto culturale del magazine di Eventi Venetando per il 2024 è arrivato l’irriducibile Gian Antonio Geronazzo con un fascio di fogli scritti un po’ a mano e un po’ a computer e ci ha detto: «I campanili, parleremo dei campanili dei nostri comuni!».
A dir la verità, non eravamo del tutto entusiasti di questa idea; ci sembrava che a parlare di campanili (manufatti) in un’epoca in cui da ogni lato, dopo il riconoscimento Unesco, ci viene detto che dobbiamo dimenticarci dei campanili (campanilismi) fosse veramente controproducente.
Ma poi abbiamo pensato di abbinare a questo tema le domande che avremo rivolto ai Sindaci per la loro rubrica mensile che è proprio lì, impaginata più o meno sotto la rubrica culturale e il progetto ha preso senso e corpo…
Infatti se il claim per la nuova rubrica sui campanili è questo:
È ormai tradizione pluriennale che questo foglio mensile dedichi una rubrica a qualche aspetto particolare di questa area di pertinenza del Consorzio Pro Loco del Quartier del Piave. Quest’anno la dedicheremo ai nostri campanili, la cui presenza “disegna” e caratterizza questa stupenda zona dal punto di vista urbanistico. I Campanili sono metafora delle nostre numerose comunità e del loro profondo attaccamento a questo territorio.
Abbiamo invece chiesto ai Sindaci:
Come state affrontando la sfida di conciliare la valorizzazione delle particolarità e delle tradizioni del vostro comune con la necessità di promuovere l'aggregazione e la collaborazione tra i vari paesi della zona?
Per conoscere le loro risposte non vi resta che cercare il nostro mensile cartaceo (lo trovate in 250 posti di interesse turistico, dagli uffici IAT alle biblioteche, dai Municipi alle strutture di accoglienza) oppure sempre disponibile in digitale nel nostro sito.
Troverete lì anche la rubrica sui Campanili ma per non perdere traccia di questo lavoro, curato per lo più dal nostro stacanovista professor Enrico Dall’Anese, ne raggrupperemo due alla volta anche qui nel blog.
Prassi ormai consolidata per tutti i nostri contenuti culturali: qui troverete l’intera rubrica su I luoghi zanzottiani e qui quella sui Luoghi dimenticati.
Qui sotto, invece, iniziamo con i campanili di Miane e Sernaglia della Battaglia!
Mensile di Gennaio – Il campanile di Miane
Di Gian Antonio Geronazzo e Enrico Dall’Anese

La torre potrebbe risalire ai secoli XII-XIII e probabilmente ebbe in origine la funzione di vedetta, per la sua posizione strategica, a controllo della Valmareno dalle frequenti invasioni e scorrerie.
La prima testimonianza del passaggio da torre di vedetta a campanile risale al 1476, anno in cui i fratelli Benincà di Valmareno eseguirono dei lavori di restauro. Siamo in coincidenza con l’arrivo dei Conti Brandolini che determinò ordine e stabilità nella contea di Cison e pertanto la torre cessò la sua funzione militare.
Nei secoli successivi il campanile subì numerosi interventi di restauro e di parziale rifacimento.
Di particolare interesse i lavori eseguiti nel 1571, testimoniati dall’iscrizione frammentaria e di colore rosso, inserita al di sotto della bifora sud, che riporta la scritta: “Fu principiato questo campanile da Andrea Muraro da Solighetto nell’anno 1571 e finito da Pietro figliolo di Zuane da Vergomano”. A metà ‘700, furono inserite le bifore nella parte superiore della torre, costruita in mattoni con angolari di pietra, mentre le pareti della parte inferiore sono in sasso intonacato.
Nel 1918 furono asportate le campane dagli invasori austro-ungarici. Le attuali (realizzate dalla storica fonderia De Poli di Vittorio Veneto) furono collocate nell’ottobre 1921.
In quel periodo si intervenne anche sul vecchio quadrante dell’orologio recuperando la brillantezza dei colori originali, grazie ai residui di pigmentazione presenti nelle micro fessurazioni.
La torre campanaria, con i suoi numerosi tiranti in ferro, è dunque l’edificio più antico e, con i suoi 32,5 metri, il più alto di Miane e della zona.
Mensile di febbraio – Sernaglia della Battaglia – Il campanile fu davvero progettato dal Sansovino?
Di Enrico Dall’Anese

Secondo la tradizione il bel campanile di Sernaglia, che ammiriamo ancor oggi, sarebbe stato progettato dal Sansovino, l’illustre architetto e scultore del 1500. Non abbiamo però documenti storici sufficienti per confermarlo.
Il più convinto assertore di questa attribuzione fu l’ing. Domenico de Toffoli di Soligo, che scrisse una interessante relazione per chiedere fondi al Ministero nel 1897, anno in cui sul campanile si abbatterono due fulmini che lo danneggiarono seriamente. Il De Toffoli cita, a conferma della sua opinione, famosi autori antichi, tra cui il Vasari, il D’Agincourt e il Selvatico. Scrive, tra l’altro:
“Risultano all’occhio l’armonia delle proporzioni, l’artistica leggerezza delle sue bifore, lo slancio della sua cupola che rendono questa torre una classica opera, unica del genere in provincia di Treviso. L’eleganza di sagome, la larghezza di stile, la sobrietà degli ornati, le giuste misure nelle proporzioni, la semplicità di spartimenti, le scelte modanature, confermano pienamente l’autore. Risulta infatti come il Sansovino abbia ideato tale opera nel principio del 1500, quando fu per molti anni a Venezia e precisamente quando vi costruì la famosa loggia del campanile di San Marco”.
Ci sono però da risolvere alcune incongruenze. Secondo gli storici locali il campanile sarebbe sorto intorno al 1640. Per la sua costruzione sarebbe stato utilizzato anche materiale proveniente dalle macerie dall’antico castello nei Castelik.
Ora, il Sansovino muore nel 1570. Quindi: o la data presunta di costruzione (1640) deve essere anticipata di un secolo, come fa il De Toffoli, o il campanile fu progettato dai seguaci del Sansovino, che avrebbero potuto anche rifarsi a vecchi progetti del loro maestro, oppure il progetto non è del Sansovino.
Questa l’opinione di S. Bevilacqua:
“Non vi sono documentazioni a sostegno di tale paternità e nemmeno le linee architettoniche del manufatto, seppur non prive di una certa eleganza, possono esserne conferma, ma bisogna pure notare che una tradizione si sviluppa sempre da un fondamento reale”.
Il “fondamento reale” potrebbe essere rappresentato dal legame che il Sansovino aveva con l’illustre famiglia Grimani, che nel primo Cinquecento diede alla nostra diocesi ben quattro vescovi. In più, intorno al 1535 uno dei Grimani, pre Giovanni, era stato pievano proprio a Sernaglia.
Anche questo campanile subì notevoli distruzioni nel 1918 da parte delle artiglierie italiane d’Oltre Piave, come documentano le foto d’epoca. Fu restaurato nel corso degli anni Venti e fu ricostruita la parte terminale, con l’altissima cuspide.
Le tre campane, di q. 28, asportate dal nemico nel 1918, furono ricostruite nel dopoguerra ex aere victoriae.
Nel 1995 si procedette ad un radicale lavaggio del basamento del campanile. In quell’occasione la porta di accesso fu ornata con un pannello dipinto a mano raffigurante la Sacra Famiglia. L’opera fu eseguita e donata dalla pittrice locale Giuseppina Villanova.