Dal 1400 ad oggi, una tradizione lunga secoli


Da Valdobbiadene a Combai, da Combai a Follina e in tutta la Valmareno, erano centinaia gli ettari di castagneti tra il 1400 e il 1700. Erano una vera e propria risorsa per gli abitanti del luogo.

La “Regola”, l’assemblea di tutti i capofamiglia dei vari villaggi, imponeva sanzioni per l’uso del legno di castagno, stabiliva tempi e modalità di raccolta e proibiva il pascolo di capre e pecore durante questo periodo. Ogni anno il giorno di San Giorgio (21 aprile) venivano controllati i cippi confinari che delimitavano le proprietà; a volte seguiva la recinzione di parte dei boschi che si decideva di “bandire” all’uso per permetterne il recupero; venivano nominati dei saltari con l’obbligo di vigilare giorno e notte contro danni e abusi.

Per ordinare la raccolta, normalmente il bosco veniva diviso in prese, cioè in porzioni, che venivano assegnate a turno alle varie famiglie del paese. Il tutto veniva formalizzato dalla “Regola” e convalidato dal podestà di Cison, dando quindi agli stessi ordini e alle sanzioni previste valore legale.

Combai Moncader

Un documento del 18 settembre 1665 ci testimonia invece che a Combai era in uso la raccolta collettiva: nei giorni prestabiliti, l’intero paese, uomini, donne e bambini, si radunavano in piazza, venivano scelti tre responsabili e poi tutti insieme (circa 150 persone) andavano a raccogliere le castagne per poi dividerle, equamente ai bisogni, tra le varie famiglie.

Quando, nel 1700, si iniziarono a vendere i boschi per poi passarli al demanio statale, iniziò un lento abbandono e successivo degrado dei castagneti della zona, ulteriormente decimati da varie malattie all’inizio del novecento  restituendoci solo una piccola parte di questa immensa ricchezza, ambientale e culturale.

castagno2

Complice il favorevole andamento dei prezzi di castagne e marroni, negli ultimi anni si è registrato un nuovo interesse verso la castanicoltura. Il riconoscimento dei prodotti nelle zone tradizionalmente vocate è andato di pari passo con la sempre maggiore attenzione al recupero ambientale.

Quando nacque la Festa dei Marroni di Combai, nel 1945, il primo scopo era quello di sostenere la banda musicale del paese: furono proprio i componenti della banda ad allestire tavoli e sedie nella piazza del paese offrendo vino e marroni. Dopo la “festa” fu portata avanti dal parroco a sostegno della chiesa e dell’asilo fino a quando non fu necessario istituire un comitato per l’organizzazione della festa e nel 1972 non fu presa in carico dalla nascente Pro Loco Combai. Negli anni l’intento è diventato quello di promuovere e sostenere il territorio e i prodotti del castagno.

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La Festa dei Marroni è diventata negli anni un corollario di eventi sempre più volti alla conservazione e promozione dell’antica e tradizionale castanicoltura allineandosi al rinnovato interesse verso le castagne e i marroni.

Combai rostidora

Proprio in seno a questa nuova vocazione ambientale è nato, qualche anno fa, il parco di Comby, simpatica mascotte con le sembianze di un riccio di castagna, aperto ai più giovani e ai loro accompagnatori, che prevede un sentiero all’interno di uno spazio boschivo in località Canesella con cartelloni informativi, installazioni con delle poesie dialettali create alcuni anni fa dagli alunni delle scuole del territorio ed aree sosta per riposare o effettuare pic-nic; il tutto realizzato con legno di castagno locale.  L’intento non è solo far conoscere la tradizione centenaria della castagna, ma anche di fare, sul campo, una sana ed efficace educazione ambientale.

Il parco, ricordiamolo, è stato creato ed è tuttora gestito dall’Associazione dei produttori del Marrone di Combai.

(Informazioni da Pro Loco Combai)

Debora Donadel

Comby
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