Proseguiamo con la raccolta della nostra nuova rubrica del mensile di Eventi Venetando dedicata ai campanili del Quartier del Piave e della Vallata.
In questo articolo riporteremo gli articoli dedicati ai campanili di Tarzo e di Farra di Soligo.
Per Farra di Soligo un piccolo bonus: purtroppo, per problemi di spazio, nel magazine non abbiamo potuto ospitare la versione integrale dell’articolo del professor Dall’Anese, che qui invece troverete nella sua interezza.
Il campanile di Tarzo
di Enrico Dall’Anese
Oggi possiamo ammirare il campanile della chiesa parrocchiale nella sua bellezza grazie al radicale restauro effettuato nel 1983.
Il manufatto è molto antico. Come attesta una lapide nel suo basamento, la torre fu costruita nel 1540 e sopraelevata nel 1722. Fu poi rafforzata nel 1885, rinsaldando le fondamenta perché essa aveva ceduto.
Ancor oggi si può notare, infatti, che il campanile pende verso l’orto della canonica. Quando le campane suonano a festa è visibile la vibrazione della cella campanaria.
Mons. Basilio Sartori, che ha delineato la storia del campanile, riporta un aneddoto degno di nota.
Durante l’intervento effettuato nel 1772, si aggiunse la guglia, una snella costruzione ottagonale con otto nicchie arcuate. Fu anche costruito il cornicione di un metro senza protezione.
Nel 1885 in piedi su quel cornicione, strapiombante sul vuoto, un ragazzino poco più che undicenne, Antonio Pancot, che certo non soffriva di vertigini, dipinse le otto nicchie raffiguranti gli evangelisti, la Madonna e altri Santi.
Purtroppo le figure sono oggi estinte. La comunità di Tarzo rimase allora così impressionata dall’abilità del piccolo artista, che lo inviò a sue spese all’Accademia delle Belle Arti di Venezia a perfezionarsi nell’arte pittorica. Purtroppo il giovanetto morì poco dopo, sembra a causa di una polmonite.
Durante la Grande Guerra le campane fecero la triste fine di molte altre della zona. Il 6 gennaio 1918 gli Austriaci le prelevarono per trasformarle in oggetti d’uso bellico. Vi fecero ritorno, accolte solennemente dalla popolazione, nell’immediato dopoguerra, fuse col bronzo dei cannoni nemici.
Gli interventi del 1983 riguardarono in particolare la cupola, che fu rivestita di rame, il rifacimento della bandiera della croce, che porta la data 1770, e il consolidamento del piano delle campane che stava cedendo a causa delle infiltrazioni d’acqua.
I campanili del comune di Farra di Soligo
di Enrico Dall’Anese
L’attuale chiesa arcipretale di Farra, aperta al culto nel 1955, non ha un campanile. Il campanile, diciamo così, “ufficiale” di Farra resta quello della vecchia arcipretale di Santo Stefano, ora trasformata in splendido auditorium. Questa chiesa è molto antica, risale forse al secolo XII. Nei secoli XV-XVI furono aggiunti l’abside e il coro con gli affreschi. Questo impianto tardo-medievale fu arricchito un secolo dopo dalla pittoresca torretta campanaria, in stile barocco, che oggi ammiriamo.
Soligo conta invece tre campanili. Il più caratteristico è l’antica torre della chiesa arcipretale.
Nella Visita Pastorale del 1908 si legge, tra l’altro: “Il campanile era in origine una vecchia torre dei Conti da Camino che si ergeva presso la porta principale della strada che metteva al castello situato sulla cima del colle di San Gallo”. La trasformazione in campanile fu completata nel 1867.
Anche le sue campane furono asportate dagli Austro-ungarici durante l’invasione.
Le nuove campane fecero il loro ingresso solenne il 22 aprile 1920, infiorate di ghirlande multicolori e salutate dal giubilo commosso di un lungo corteo. Suonarono per la prima volta il 25 aprile, festa di San Marco. Furono le prime campane inaugurate nel Quartier del Piave nel primo dopoguerra.
Il campanile di San Gallo fu inaugurato il 5 settembre 1753, come si apprende da una testimonianza del gastaldo Angelo Coletti:
“In quel giorno fu messa la cuba di bandon e posta sopra il campanile a ore tredici in circa e si sonò una ave maria a ringraciare il Signore e il nostro glorioso protettore San Gallo che ci a preservati senza pericolo”.
Le campane di San Gallo furono le uniche a non essere asportate dal nemico e furono quindi le prime ad annunciare a fine ottobre 1918 alle popolazioni del Quartier del Piave il gaudio della liberazione e della vittoria.
Aggiungiamo un cenno anche al campaniletto di Collagù. Come tutta la borgata, quest’opera fu fatta costruire dalla famiglia Bottari de Castello nel periodo tra le due guerre.
Le campane furono consacrate alla fine del 1932. Furono forgiate all’antica, decorate dal valente prof. Ugo Grignaschi, con scritte e immagini dedicatorie alla Vergine Addolorata, a Santa Laura e Santa Giuliana.
E passiamo a Col San Martino.
Come è noto, l’antica chiesa di Col San Martino era stata costruita dove oggi sorge il cimitero. Di quella chiesa resta ancora l’antica bella torre-campanile in stile romanico. La torre, coperta a tetto con bifore ai lati, fu completata nel 1537 e col tempo dotata di tre campane “veramente sonore, armoniose, brillanti e in perfettissimo accordo”, come si legge nei registri parrocchiali. Erano dedicate al Nome di Maria, a San Vigilio e a San Martino.
Quella chiesa fu demolita nel 1904, quando fu aperta al culto l’attuale arcipretale. Il campanile attuale fu costruito in tempi piuttosto recenti.
Alto 87 m., fu solennemente benedetto dal Vescovo l’8 dicembre 1968.
Rimanendo a Col San Martino, anzi a Posmon, non si può non ricordare il pittoresco campanile dell’oratorio di San Vigilio.
La torre fu costruita nel sec. XIII, staccata dalla chiesa, in sostituzione di una probabile monofora campanaria sul colmo della facciata.
Ai secoli XIV-XV risalirebbe un primo ampliamento dell’edificio con l’allargamento della navata. La parete di sinistra, demolita, venne ricostruita più a nord, in armonia col nuovo asse della navata.
Anche la facciata fu di conseguenza innalzata e allargata fino a congiungersi al campanile.